Il caffè è una di quelle bevande che fanno parte della nostra tradizione da sempre o quasi. Sul suo primo utilizzo e sulla sua successiva diffusione vi sono numerose leggende, ma gli storici concordano sul fatto che i primi fruitori del caffè furono gli arabi e da lì si diffuse in tutta Europa e in tutto il mondo. Per noi italiani il buon caffè è l’espresso, magari ristretto e in tazza di vetro, ancor meglio se amaro per assaporarne meglio il suo gusto intenso, anche se, per la maggior parte, un chucchiano di zucchero non manca mai.

Il caffè è una bevanda calda che si ottiene dalla tostatura e dalla macinazione dei chicchi (semi) di alcuni specie di piante tropicali. Bere il caffè è non è solo una tradizione, ma un gesto quotidiano a cui pochi rinunciano anche a costo di provare la sua versione “decaffeinata” (seppur sembri un controsenso in termini). Si crede che il caffè aiuti a digerire meglio e sia un rimedio contro la sonnolenza, ma nella realtà il caffè aumenta solo l’acidità gastrica (soprattutto a stomaco vuoto) e ai soggetti sensibili potrebbe peggiorare i sintomi della gastrite e dei disturbi legati all’iperacidità gastrica. Il caffè stimola il Sistema Nervoso Centrale e questo può sicuramente dare un senso di eccitazione e causare insonnia, ma non si può considerare un rimedio in senso stretto del termine.
Il caffè, così come il tè e il cioccolato, contiene sostanze metilxantine (caffeina, teobromina e teofillina) che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale, su quello Endocrino e su quello Cardiovascolare. Il loro assorbimento (in particolare quello della caffeina) altera l’assorbimento della tiroxina (T4) a livello intestinale ed è sconsigliato bere caffè in concomitanza dell’assunzione di farmaci tiroidei.
Sebbene il caffè abbia proprietà antiossidanti e pare possa prevenire il rischio di Parkison e di alcuni tipi di cancro, è comunque sconsigliato berne in grandi quantità. Il caffè, e tutte le sostanze metilxantine, stimolano l’escrezione di Calcio e Ferro attraverso l’urina ed è quindi sconsigliato per chi soffre o è predisposto a disturbi quali anemie e osteoporosi. I medici sconsigliano di bere più di 300mg di caffè al giorno (che equivalgono a 5 tazzine di espresso o 3 tazze grandi), ma sarebbe meglio non superare le 2/3 tazzine al giorno. Il caffè crea infatti dipendenza fisica e può causare demineralizzazioni, essendo un alimento acidificante può sul lungo periodo causare ulcere nel tratto gastrointestinale.

Il caffè è sconsigliato a tutti coloro che soffrono di ansia, insonnia, ipertensione, aritmia cardiaca e altre patologie cardiache, nei casi di anemie e demineralizzazioni gravi, così come alle donne in menopausa e a forte rischio osteoporosi; il caffè è inoltre sconsigliato in gravidanza, sia perchè aumenta il rischio di aborto, sia perchè può compromettere il corretto sviluppo del feto. Meglio bere il caffè lontano dall’assunzione di farmaci tiroidei e di integratori minerali. Inoltre pare possa avere ripercussioni negative sul livello di colesterolo nel sangue.

Alcune alternative

Da qualche anno è possibile trovare in commercio alcune interessanti alternative al caffè come ad esempio quello al Ginseng e quello d’orzo. Il caffè al Ginseng è spesso già addizionato con lo zucchero e non è consigliato nei casi di iperglicemia, nei regimi alimentari dimagranti e in generali a chi ha un’alimentazione in cui si fa’ abuso di zuccheri e dolcificanti. Inoltre il Ginseng è anch’esso uno stimolante del Sistema Nervoso Centrale ed è controindicato per chi ha avuto problemi cardio-circolatori e ictus. Il caffè d’orzo è invece una buona alternativa al caffè classico e ha proprietà rilassanti che lo rendono una buona bevanda da consumare anche alla sera, è ricco di antiossidanti e sali minerali, e non acidifica come il caffè.
Un’altra alternativa al caffè resta sempre il tè. Nonostante il tè contenga anch’esso sostanze metilxantine, contiene anche antiossidanti e teanina che contrasta in parte l’effetto di queste sostanze e aiuta il rilassamento. Inoltre il consumo di infusi e tisane a base di piante rilassanti, drenanti e digestive è sempre consigliato.

Dobbiamo smettere di bere caffè?

La risposta è NI. Sì, smettere di bere caffè può sicuramente aiutare in caso di molte patologie gravi e nei casi sopraelencati, ma come al solito ciò che è davvero dannosso è l’abuso. Ci sono persone che arrivano a bere 10 o più tazzine di caffè al giorno e questo è davvero troppo. Come in ogni cosa la moderazione è la soluzione migliore, quindi se il caffè viene consumato in quantità idonee (non più di 3 tazzine al dì e non dopo le ore 17), non vedo motivo per rinunciare a quello che è ormai divenuto un rito quotidiano. Ovviamente in caso di patologie è sempre bene far riferimento al proprio medico di famiglia.
Il mio consiglio è comunque quello di ridurre l’assunzione di caffè e aumentare invece il consumo di tè, tisane ed infusi naturali (meglio se non zuccherati).